GLOSSARIO NARRATO
Fasi di realizzazione del libro e della decorazione
Il fascicolo costituisce l’unità base della struttura libraria e
consiste in una serie di fogli – tipicamente 4 – piegati e inseriti l’uno dentro l’altro; nel fascicolo pergamenaceo questi vengono arrangiati in modo che ad apertura di libro si affrontino gli stessi lati: carne (più liscio e bianco) con carne e pelo (più giallastro, con follicoli piliferi) con pelo (‘legge di Gregory’).
Esaminare la costituzione e l’integrità del fascicolo permette di evidenziare lacune testuali, ma anche, eventualmente, l’organizzazione del lavoro nello scriptorium o nell’atelier: la fine testi coincide sempre con la fine fascicolo? A cambio di fascicolo si cambia scriba o miniatore? Rispondere affermativamente significa, per esempio, ipotizzare una distribuzione del lavoro di approntamento, copia e decorazione parcellizzato
Preliminare alla rigatura (v.), la foratura consiste nell’eseguire nei margini una serie di fori necessari a tirare le righe orizzontali (rettrici) e verticali (di giustificazione) utilizzando strumenti vari (coltellino, punteruolo, compasso); il sistema più diffuso era quello di eseguirla in un sol tempo a fascicolo piegato e composto, anche se ne esistono di alternativi su fogli singoli o doppi.
La rigatura disegna sulla pagina una gabbia di righe orizzontali e verticali che determina la presentazione del testo. Questo disegno generalmente si articola in una disposizione del testo a piena pagina o su due colonne. La scelta è funzionale al tipo di testo (poesia, epica, con commento) e al formato: più è grande più la lettura su colonne risulta agevole.
Per la rigatura ‘a secco’ si utilizzava uno strumento appuntito, che lasciava simultaneamente sulle due facce del foglio un’incisione e un rilievo. Si poteva rigare l’intero fascicolo aperto e composto (old style), ma ad apertura di libro si sarebbero affrontati solco e rilievo, oppure ciascun foglio sullo stesso lato (new style), sistema più raffinato che genera un affrontamento uniforme solco/rilievo.
A partire dal XII secolo, si diffonde una nuova tecnica ‘a colore’ realizzata con uno strumento che lascia un segno colorato (inchiostro o mina). In questo caso il sistema è quello di effettuare la rigatura su ciascuna facciata; sistema che permette di impaginare testi complessi in maniera più flessibile.
I margini sono spazio bianco che attornia e evidenzia il nero del testo: in teoria inviolabili, accolgono di frequente note di attenzione, disegni o commenti dei lettori stratificati nel tempo, spesso di grande rilevanza culturale. Essi rappresentano anche, in quanto parte destinata a rimanere inutilizzata, soprattutto nel caso della costosa pergamena, uno degli elementi visibili del pregio del libro.
La scrittura non è un’abilità naturale, ma un’arte da apprendere; ciò determina su basi politiche, culturali, sociali, di genere, una divisione alfabeti/analfabeti. Nell’alto Medioevo la tecnica scrittoria è quasi esclusivamente confinata in ambito ecclesiastico (religione della parola) e giuridico (diritto romano). Nel basso Medioevo la scrittura si allarga a nuovi ceti e ambienti laici: corti, università, mercanti, artigiani, artisti.
Una iconografia ampia e tradizionale mostra lo scriba intento al suo lavoro di copia: un apostolo o un santo che scrive sotto dettato divino; un monaco che esegue un compito per la comunità; un laico che trascrive per poter leggere o studiare. Sempre è attorniato dai suoi strumenti: fogli, penna e calamaio, coltellino, compasso, righe, punteruolo, libri, candela o lucerna.
I margini sono un invito alla scrittura, estemporanea in regime di scarsità di supporti, oppure collegata al testo. Vi troviamo così segni di attenzione: graffe, puntini, cerchietti; e poi maniculae, piccole mani con l’indice puntato sul passo di interesse; veri e propri commenti; citazioni autoriali. Piccoli segni grafici che ci aprono gli occhi sul modo di leggere, studiare, scrivere.
Evidentemente la decorazione del libro ha un intento primariamente estetico: iniziali o illustrazioni, realizzate con materiali più o meno preziosi sino a includere l’oro, incidono sul costo di realizzazione dell’oggetto/libro e poi su quello di mercato del libro/merce, nonché, con la sua preziosità, anche sulle politiche di conservazione nel tempo.
L’elemento decorativo specifico del manoscritto è costituito dalle iniziali, cioè lettere iniziali ingrandite di parole che aprono partizioni testuali. Esse possono essere semplici o filigranate (a penna), ornate o istoriate (a pennello). La quantità di iniziali presenti in ciascun manoscritto è inversa rispetto alla sua antichità, ma invece direttamente proporzionale alle disponibilità economiche del committente.
Per illustrazioni si intendono rappresentazioni figurate, in campo aperto o racchiuse in cornici (tabellari), riassuntive dell’argomento del testo, esplicative di singoli episodi, descrittive di luoghi o personaggi. Per illustrazioni si intendono rappresentazioni figurate, in campo aperto o racchiuse in cornici (tabellari), riassuntive dell’argomento del testo, esplicative di singoli episodi, descrittive di luoghi o personaggi. Ad esse possono essere lasciate intere pagine o parti più o meno grandi, a volte sconfinano nei margini. Economicamente impegnative, le troviamo anche in manoscritti tardoantichi. Economicamente impegnative, le troviamo anche in manoscritti tardoantichi.
Il miniatore solo raramente coincide con il copista: quando la decorazione si limita a povere iniziali semplici o, al contrario, se lo scriba è in grado di svolgere entrambe le funzioni magistralmente, come per esempio Bartolomeo Sanvito (1433-1518). Nello scriptorium altomedievale sarà un monaco dotato e istruito a quell’arte; nella bottega bassomedievale sarà un artigiano specifico o anche un pittore.
La decorazione, oltre a quella ornamentale, svolge anche una funzione di supporto alla lettura. Essa infatti sottolinea, adeguando grandezza e ricchezza delle iniziali, le diverse partizioni testuali: inizio testo, capitolo, strofe, paragrafo. Questa funzione in età gotica viene enfatizzata attraverso una disseminazione gerarchizzata nel testo di elementi decorativi (iniziali, segni di paragrafo, tocchi di colore).
La legatura costituisce l’involucro esterno del libro, ha il compito di contenere i fascicoli e di proteggere la struttura sia dalle sollecitazioni meccaniche dell’uso, sia nella conservazione a scaffale. Prima parte visibile, essa spesso assolve anche un compito estetico legato alla scelta dei materiali e alle loro decorazioni, fattori che, naturalmente, influiscono sulla preziosità e sul valore del manufatto.
L’insieme dei fascicoli è tenuto insieme da una cucitura che si avvolge attorno a listarelle di pelle o vegetali (nervi); attraverso questi ultimi viene ancorata la coperta, essenzialmente costituita da tre parti: due rettangoli che coprono il blocco dei fogli anteriormente e posteriormente (piatti) e una parte di raccordo tra i due che copre lo spessore (dorso).
I materiali che interessano la legatura sono i più vari in considerazione dell’epoca e della destinazione d’uso del libro: assi in legno o in cartone; coperta di cuoio, pelle, pergamena, stoffa, metallo, avorio, gemme, cammei; metallo per borchie e fermagli. Inoltre speciali ferri potevano essere utilizzati per la decorazione dei piatti, realizzata a secco nel XV secolo, dorata a seguire.
La legatura, destinata alla protezione del libro, è la parte più soggetta a usura e, in quanto elemento di completamento, ma indipendente dalla struttura-libro, può essere facilmente sostituita se non funzionante o non gradita da un nuovo possessore. Di fatto ben pochi manoscritti recano ancora la loro legatura originale, piuttosto ri-legature anche molto distanti nel tempo dal libro che ricoprono.