
TAVOLE 3-4
“Abissinia” è l’antico nome della regione oggi corrispondente in gran parte all’Etiopia e all’Eritrea, situata nel Corno d’Africa. Nelle tavole 3 e 4 del Codex Casanatense è raffigurata una coppia di abitanti della zona.
Dal libro di Duarte Barbosa, esploratore portoghese (1515-16)
“Li popoli abbissini (…) sono cristiani e il paese loro è molto grande e le genti: parte sono date all’armi e mercanzia e parte coltivano la terra e sonvi assai religiosi. La terra è abbondante di ogni sorta di vettovaglie e di oro in gran copia (…). Questi veramente sono gli Ethiopi detti dagli antichi, hanno i lor capelli ricci e molti di loro sono segnati nella faccia con fuoco, hanno il loro imperatore detto il Prete Gianni e uno patriarca, sonvi molti di loro frati e preti, vanno spesso in pellegrinaggio in Gierusale. Sono reputati uomini di verità, leali.”

TAVOLE 9-10
“Regno di Fartach” è il nome con cui si indicava una regione che oggi si trova nello Yemen centro-orientale.
Dall’“Itinerario” di Lodovico de Varthema, scrittore e viaggiatore italiano (1510)
“E li detti Arabi sono uomini molto piccoli e di color leonato scuro, e hanno la voce feminile e li capelli lunghi, stesi e neri. Sono veramente questi Arabi una grandissima quantità, e combattono continuamente fra loro. Questi abitano alla montagna e vengono, quando è il tempo che la carovana passa per andar alla Mecca, ad aspettarla alli passi per robarla; e menano con seco le mogli, i figliuoli e tutte le lor massarizie, e le case ancora sopra li cammelli, le qual case sono come una trabacca da uomo d’arme, e sono di lana nera e trista.”

TAVOLE 13-14
L’antica città Qalhat, o Galhat, si trova oggi nel nordest dell'Oman.
Dalla lettera del navigatore fiorentino Andrea Corsali a Lorenzo De’ Medici (1607)
“Piacque a nostro Signore por fine alle nostre fatiche e condurci a Calaiate (Qalhat) porto d’Arabia Felice in XXII gradi di latitudine, non molto maggiore di Zeila con casamenti di pietra e calce e senza mura situata nella costa giunta col mare. Li naturali d’essa sono Arabici nel parlare, vestire e ne’ costumi: tengono un panno atorno le parti vergognose e in capo uno turbante e li più honorati vestono una camicia lunga cinta, con maniche larghe, come i camici dei sacerdoti e la maggior parte una berretta lunga di feltro grossa di colore lionato scuro di forma piramidale come la mitria del Papa.”

TAVOLE 19-20
Shiraz è oggi una città dell’Iran. Un tempo, questo territorio ricadeva in quello – più ampio – della regione detta Persia.
“La Persia. Questa è quella grande e famosa provincia della quale tanti scrittori hanno parlato, non tocca il mare se non nel golfo d’ Ormuz. Tauris e Siras sono città così famose, come Parigi in Francia, sono uomini domestici e gentili cortegiani, sopra tutti vengono laudate le donne di Siras di bellezza, bianchezza e piacevolezza. Sono discrete e polite (onde è un proverbio fra i Mori che Maometto mai volle andare a Siras perché se avesse gustato quelle delitie di quele donne dopo morte non sarebbe andato in paradiso). La terra di Persia ha d’ogni sorte di animali dimestici che sono nelle nostre parti: ha anco leoni, onze tigri, Sono li Persiani molto dediti alli piaceri e vestono molto onoratamente con profumi e odori fatti di legno d’aloe e d’altre sorti preziosi, hanno molte mogli, si servono di eunuchi, li quali qualche fiata si fanno gran signori. Sono generalmente gelosi.”

TAVOLE 21-22
Basrsa, città che oggi corrisponde a Basrah, città irachena a 120 km dal Golfo Persico. Era uno dei principali punti di accesso all'Oceano Indiano.
“Basra è una città non molto grande, e fa circa a duemila fuochi. (…) Questa città fu murata con alte e bellissime mura, e per tutto il tempo che regnò la casa di Idris fu in lei molta civiltà. E i successori d'Idris usavano di far dimora la state nella detta città, percioché ha bellissimo contado, sí de' monti come delle pianure: nei cui siti furono già molti giardini, e sonvi perfettissimi campi per grano, percio ché è vicino alla città e per li piani passa il fiume Luccus. Fu ella molto bene abitata e fornita di tempii, e gli abitatori furono uomini di gentilissimo spirito. Ma col fine della famiglia d'Idris i nimici guastarono e rovinarono la città: ora vi rimangono in piè i muri e qualche giardino, ma selvaggio e senza alcun frutto, perché i loro terreni piú non si lavorano.”

TAVOLE 27-30
Ormuz è oggi un’isola del Golfo Persico, all’imbocco dello stretto da cui prende il nome.
Dal viaggio di Niccolò de Conti, veneziano, esploratore e mercante veneziano, trascritto da Poggio Bracciolini nel volume De varietate fortunae (ca. 1445)
“(…) Ormuz, che è un'isola piccola del detto golfo, la quale è lontana da terra ferma dodici miglia. Partendosi da questa isola per andar fuori del golfo verso l'India, per spazio di cento miglia, s'arriva alla città di Calazia, porto nobilissimo della Persia, nella quale si fa gran traffico di mercanzie. Qui stette per alcun tempo ad imparar la lingua persiana, della quale poi se ne valse assai; e similmente si vestí degli abiti di quel paese, i quali usò tutto il tempo di questa sua peregrinazione. Poi con alcuni compagni persiani e mori noleggiarono una nave, avendo però prima fatto infra di loro solenne giuramento d'essere insieme fedeli e leali compagni.”







