DIVINA COMMEDIA
Ms. 1102
Biblioteca Angelica
Datazione: secondo quarto del XIV secolo?
Autore: Dante Alighieri
Misure carte: 235×160 mm.
Genere: Poema
Miniature: Presenti nell’Inferno
Il manoscritto 1102 della Divina Commedia di Dante Alighieri è stato realizzato in ambito emiliano, nel secondo quarto del XIV secolo, secondo i più recenti studi, dunque poco dopo la morte del poeta. Le carte, in pergamena, misurano 345 x 240 mm. La tradizione manoscritta della Commedia è molto ricca e il codice della Biblioteca Angelica è uno degli esemplari più antichi e preziosi del poema dantesco.
Il ricchissimo programma iconografico prevedeva 100 miniature, una per ogni canto del poema, a introdurne l’apertura. Ma solo le 34 miniature dell’Inferno furono realizzate; delle altre ci restano gli spazi bianchi destinati a ospitarle.
Numerose sono le abrasioni e le censure sulle immagini miniate, in particolare sulle nudità dei diavoli, forse operate da un proprietario particolarmente devoto. In numerose carte sono visibili macchie generate da passati agenti biodeteriogeni.
- Storia e contesto
- Struttura e scrittura
- Iconografia & Iconologia
- Materiali e Tecniche esecutive
- Censure e modifiche
- Conservazione e restauro
- Bibliografia
Il manoscritto contiene il testo completo della Divina Commedia di Dante Alighieri (cc. 1r-90v.) e, in chiusura, quale commento al poema, i capitoli di Jacopo Alighieri (figlio di Dante) e Bosone da Gubbio, vergati dalla stessa mano che trascrisse la Commedia (cc. 90v-92v.). Solo più tardi, probabilmente nel Quattrocento, furono aggiunti alcuni versi dell’Alexandreis di Gautier de Chatillon (c. 93r).
La datazione del manoscritto è controversa e ancora oggi oggetto di discussione. Secondo i più recenti studi, il volume sarebbe da collocare entro la seconda metà del XIV secolo, e sarebbe quindi più antico rispetto alla tradizionale datazione.
La tradizione manoscritta della Commedia è molto ricca. Il codice della Biblioteca Angelica è uno degli esemplari più antichi e preziosi del poema dantesco
Dante Alighieri. L’opera fu da lui composta secondo i critici tra il 1304/07 e il 1321, anni del suo esilio in Lunigiana e Romagna.
Il committente del manoscritto non è stato ancora identificato, ma, a giudicare dalla sua preziosità, si trattava con ogni probabilità di un esponente di una qualche élite cittadina, di una classe sociale assai elevata.
Il manoscritto sembra essere stato destinato ad un privato, la Divina Commedia è un’opera destinata al pubblico colto dell’epoca di Dante.
L’opera ebbe subito uno straordinario successo e contribuì in maniera determinante al processo di consolidamento del dialetto toscano come lingua italiana. Il testo, del quale non si possiede l’autografo, fu infatti copiato sin dai primissimi anni della sua diffusione e fino all’avvento della stampa in un ampio numero di manoscritti.
Gli eventi storici collegati alla Commedia dantesca sono numerosissimi, rimandiamo all’ampia bibliografia disponibile.
Questo codice è uno dei più preziosi e antichi manoscritti della Divina Commedia che ci siano giunti, nonché uno dei cimeli della Biblioteca Angelica.
Il manoscritto compare nell’Inventario della biblioteca del cardinale Domenico Passionei (1682-1761), acquistata dalla Biblioteca Angelica nel 1762, dopo la sua morte.
La Divina Commedia è scritta in lingua volgare; tuttavia alcune rare note marginali pressoché coeve, che danno informazioni storiche su Minosse, Nino sposo di Semiramide, Cerbero, o anche di argomento retorico circa la similitudine (c. 14r/v), sono scritte in latino. In latino sono anche le rubriche che introducono i singoli canti.
Il manoscritto membranaceo, con guardie cartacee, è composto da cc. VII + 94 + III; ha le seguenti dimensioni: mm 345 x 240 (c. 65) e una numerazione di pagine moderna a lapis nell’angolo superiore esterno del recto di ogni carta. La rigatura è a colore.
Il testo, su due colonne, è stato trascritto da un unico copista, che adopera una littera bononiensis professionale.
Secondo una tradizione assai consolidata il manoscritto sarebbe stato prodotto in ambito emiliano, più precisamente bolognese o, come suggerisce uno studio più recente, in un centro padano in stretto contatto con la città emiliana, come Piacenza. Le proposte di localizzazione, basate essenzialmente sullo studio della cultura figurativa delle miniature che corredano il volume, sembrano avvalorate dalle evidenze paleografiche e dall’impiego da parte del copista di una littera bononiensis professionale.
Il poema fu composto per essere letto in ordine sequenziale.
Il ricchissimo programma iconografico, elaborato probabilmente da un raffinato conoscitore del testo dantesco, prevedeva 100 miniature tabellari, prevalentemente bordate di rosso, una per ogni canto del poema, a introdurne l’apertura. Delle numerose illustrazioni previste furono realizzate solo quelle dell’Inferno (34); delle altre ci restano gli spazi bianchi destinati a ospitarle.
Ogni illustrazione traspone figurativamente uno o più episodi del relativo canto. Salvo la prima, le restanti illustrazioni sono ambientate in un paesaggio brullo e montuoso, con fondo dorato.
Il ricco apparato illustrativo sarebbe ascrivibile, secondo alcuni studiosi, a due miniatori: il miniatore principale, autore della miniatura del proemio, e un secondo miniatore alla cui mano sarebbero da attribuire le restanti illustrazioni. Il primo miniatore sembrerebbe distinguersi per una maggiore monumentalità nella resa dei personaggi e della scena nel suo complesso.
Numerose sono inoltre le iniziali filigranate che segnano l’inizio di ogni canto, e le iniziali semplici dipinte in giallo, precedute da segni di paragrafo in blu e rosso, in apertura delle terzine.
La Divina Commedia racconta il viaggio fantastico di Dante nei tre regni dell’Oltretomba. È un poema allegorico, composto per ricondurre gli uomini sulla via del bene e della verità, mediante la descrizione delle pene e dei premi che attendono i peccatori e i virtuosi nell’Aldilà. Pur proseguendo molti dei modi caratteristici della letteratura e dello stile medievali (ispirazione religiosa, scopo didascalico e morale, linguaggio e stile basati sulla percezione visiva e immediata delle cose), è profondamente innovativa poiché, come è stato rilevato in particolare negli studi di Erich Auerbach, tende a una rappresentazione ampia e drammatica della realtà.
Nella Divina Commedia Dante incontra tantissimi personaggi del suo tempo storicamente documentati: appartengono alla sfera della politica, della Chiesa, delle arti, e di ognuno ricostruisce le azioni emblematiche, il contesto, il luogo e l’atmosfera, Incontra poi gruppi, folle, schiere di anime, mostri e demoni, angeli.
Per la scrittura il procedimento canonico che veniva seguito era generalmente il seguente:
- si sceglieva e si preparava il supporto, nel caso del Ms1102 la pergamena;
- si costruiva il fascicolo (4, 5 o 6 fogli piegati e infilati uno dentro l’altro);
- si eseguiva la foratura preparatoria;
- si eseguiva la rigatura, a secco o con la mina colorata, secondo uno schema a piena pagina o 2 colonne. il Ms 1102 ha uno schema a due colonne e ha la rigatura a secco;
- si copiava lasciando gli spazi per le iniziali e per le rubriche (ovvero i testi accessori, quali titoli, contenuti, explicit);
- si inserivano le parti in rosso, cioè le rubriche e eventuali tocchi di penna sulle maiuscole (quasi sempre era il copista stesso che fa questa operazione);
- il miniatore eseguiva le iniziali che potevano estendersi anche nei margini;
- le illustrazioni potevano essere inserite negli spazi appositamente riservati dalla scrittura, oppure, se occupavano una intera pagina, questa poteva far parte del fascicolo oppure poteva essere eseguita su foglio singolo che poi veniva inserito all’interno del fascicolo; in questo secondo caso quando si osserva la struttura del fascicolo ci si accorgerà di un foglio sovranumerario privo della sua metà;
· per ultimo si cucivano i fascicoli tra loro e poi alla coperta; questa operazione poteva avvenire anche a distanza di tempo.
Non conosciamo la tecnica esecutiva specifica del Ms 1102.
Il procedimento canonico per la realizzazione di una miniatura prescrive che sulla pergamena ben tesa e pulita, venisse stesa la preparazione e realizzato il disegno di base preparatorio.
Quindi una delle possibili preparazioni della doratura, era l’argilla d’Armenia, altrimenti detta “bolo” mescolata a colla, fino ad ottenere un fondo perfettamente omogeneo su cui applicare la doratura in foglie d’oro. Il colore del bolo influenza il tono della doratura che sarà applicata, dunque si poteva usare il bolo rosso o giallo, se si voleva ottenere un’intonazione rispettivamente calda o più pallida. Tale strato di argilla veniva steso con un pennello morbido.
Si applicavano poi sul bolo le sottilissime foglie d’oro. Esse venivano quindi levigate con pietra d’agata fino a renderle splendenti.
La doratura poteva essere anche applicata a pennello.
Venivano finalmente preparati i colori con cui dipingere i fondi e le figure.
Una volta composte le forme e le figure principali, potevano essere realizzate altre decorazioni e ornamenti: i fregi nei margini e le iniziali ornate, poi le iniziali istoriate. L’ordine di esecuzione di questi elementi poteva variare.
Nel Ms 1102 questi ornamenti sono parzialmente presenti.
La miniatura veniva quindi lasciata asciugare e infine trasferita a colui che assemblava il fascicolo.
Si segnala l’ampio uso della foglia ora impiegata in tutte le miniature per decorarne il fondo.
Sul recto dell’ultima carta, molto dopo la trascrizione della Commedia, è stato trascritto un brano dell’Alexandreis, un poema eroico composto in epoca tardo-medievale in latino, dedicato ad un grande personaggio protagonista anch’egli di uno straordinario viaggio.
Il manoscritto è stato restaurato dallo Studio Paolo Crisostomi, nel 2008
Il manoscritto è in buono stato di conservazione, anche se presenta segni di pregressi attacchi batterici e abrasioni meccaniche di alcune figure miniate.
Nell’ambito del progetto Codex 4D sono state condotte indagini termografiche e riflettografiche nel medio IR (range spettrale 3-5 ⲙm). Si tratta di tecniche di diagnostica per immagini che consentono di visualizzare elementi strutturali e/o subsuperficiali sia delle legature, sia delle miniature.
Le analisi microbiologiche standard hanno dato risultati solo sul dorso e sulla carta 50, i contaminanti microbici cresciuti sono stati identificati con sequenziamento Sanger. Come in altri documenti analizzati, sono stati rilevati Actinobacteria (Micrococcus sp., isolato dalla carta 50) e Bacilli, saprofiti ambientali (Staphylococcus sp., isolato dal dorso) a bassissima incidenza, confermando l’ottimo stato di conservazione del codice. Su un frammento della carta 51 è stato effettuato il sequenziamento dell’amplicone del gene 16S rDNA, su piattaforma NGS Illumina: l’abbondanza relativa dei contaminanti del frammento è riportata in figura. Oltre ai già identificati Actinobacteria e Bacilli, più comuni, con minore incidenza sono stati rilevati Clostridi, Bacteroidia e altri contaminanti dovuti alla manipolazione degli utenti o presenti nell’aria della Biblioteca, visto che sono stati rilevati anche negli altri volumi analizzati.
Analisi chimiche tramite HPLC e Spettroscopia FTIR sono state eseguite sulle cc.4v-5r e 55v-56r per analizzare eventuali materiali di degrado della pergamena (v. annotazioni nel modello virtuale).
Nella Commedia le riflettografie nel medio IR sono state utilizzate per allineare le immagini RGB con le immagini termografiche al fine di ottenere la rappresentazione 3D nell’IR. La termografia è stata utilizzata per lo studio di alcune miniature, rivelando informazioni utili sullo stato di adesione delle dorature (non si evidenziano distacchi subsuperficiali che si estendono a partire dalle piccole lacune visibili, le miniature risultano in ottimo stato di conservazione). Entrambe le tecniche hanno mostrato con maggior contrasto alcuni elementi del disegno preparatorio e hanno permesso di recuperare porzioni della decorazione perdute. Le indagini termografiche eseguite sulla carta 4r hanno mostrato alcuni elementi iconografici della figura di Minosse, guardiano del II cerchio, che sembrerebbe intenzionalmente danneggiata insieme alle altre figure dei guardiani dei cerchi. Le indagini termografiche sulla carta 56v hanno invece restituito la mappa dell’estensione del danno biologico (macchie violacee).
I riflettogrammi nel medio IR hanno fornito alcune indicazioni sulla natura degli inchiostri, mostrando una maggiore concentrazione di carbonio nell’inchiostro utilizzato a carta 56v.
Per quanto concerne le indagini microbiologiche, gli isolati identificati tramite sequenziamento sanger sono batteri Gram + appartenenti agli actinobatteri, comuni abitante della pelle dei mammiferi o del suolo.
Il numero estremamente ridotto dei contaminanti e i loro habitat suggeriscono che si tratti di microrganismi dovuti alla manipolazione degli utenti o presenti nell’aria della Biblioteca, visto l’eccellente stato di conservazione del volume.
Per la ricca bibliografia si rimanda a MANUS onLine.
A questo si aggiunga la più recente:
- L. DI CARLO, N. CANNATA, M. SIGNORINI, Scheda di catalogo n°. 8, Roma, Biblioteca Angelica, ms. 1102 (S.2.10), in La ricezione della Commedia dai manoscritti ai media (Roma, Palazzo Corsini, Biblioteca dell'Accademia Nazionale dei Lincei e Corsiniana, 26 marzo 2022 - 25 giugno 2022), Catalogo della Mostra a cura di R. ANTONELLI, S. DE SANTIS, L. FORMISANO, Roma 2022, pp. 51-52 (con riferimenti
Noemi Orazi, Fulvio Mercuri, Cristina Cicero,* , Giovanni Caruso, Ugo Zammit Sofia Ceccarelli and Stefano Paoloni The “Lost Guardians” of Dante’s Inferno: Medium Wave Infrared Imaging Investigations of a XIV Century Illuminated Manuscript. Heritage 2022, 5, 991–1002. https://doi.org/10.3390/heritage5020054